Indicatore RSI

di | Settembre 19, 2014

L’indicatore Rsi, Relative Strenght Index, è uno dei più diffusi tra i traders che operano sul mercato dei futures o di quello dei cambi. Esso fornisce un’indicazione del grado di forza di un prezzo, analizzando il suo periodo standard, che il suo ideatore John Welles Wilder che lo pubblicò nel 1978 consigliava essere di 14 periodi.

Contrariamente a quanto potrebbe spingerci a pensare l’espressione Rsi, esso non è un indice della forza relativa di un prezzo rispetto a un altro o con riguardo a un valore sottostante.

Wilders creò questa formula per la creazione di un grafico, dalla cui analisi sarà possibile verificare se un prezzo si trova in una situazione di ipercomprato o di ipervenduto. Essa è la seguente RSI = 100 x U / (U+D), dove U è uguale alla media delle differenze di chiusura al rialzo degli X giorni; D è uguale alla media in valore assoluto delle differenze di chiusura al ribasso degli X giorni.

U si ottiene, individuando le differenze di prezzo nei giorni di chiusura al rialzo del prezzo considerato e dividendo la somma di tali risultati per il numero dei giorni considerati. Lo stesso dicasi per ottenere D, dove l’unica differenza con il calcolo di U consiste nel considerare il valore assoluto, quindi, eliminando il segno meno.

Il periodo di riferimento è importante e dobbiamo sceglierlo noi. Si consiglia di non utilizzare un periodo troppo breve o troppo lungo, perché i dati che otterremmo sarebbero falsati. Nel primo caso, avremmo un andamento troppo reattivo del prezzo, nel secondo troppo poco reattivo.

Considerando che il grafico ottenuto abbia una banda di oscillazione che varia da un minimo di 0 a un massimo di 100, tracciamo una linea per ricavarci i valori 30 e 70. Diremo che i prezzi che si trovano al di sotto di 30 sono in una situazione di ipervenduto, mentre quelli che si attestano sopra i valori di 70, sono in una situazione di ipercomprato.

Di conseguenza, l’indicatore Rsi viene utilizzato per capire se il prezzo di un bene o di un titolo sia troppo alto o troppo basso, ovvero se c’è spazio per una correzione al ribasso o per una al rialzo. E’ evidente, infatti, che se il prezzo risultasse molto alto (sopra 70), sarebbe portato a scendere nel tempo, perché la domanda dovrebbe diminuire; al contrario, se fosse troppo basso (sotto 30), ci sarebbero spinte al rialzo, in quanto la domanda dovrebbe rafforzarsi.

Attenzione, però, perché l’indicatore ci fornisce un’idea spesso attendibile sulla direzione che prenderà il prezzo, ma non ci dice quando avverrà la correzione. Ad esempio, un prezzo può essere ben al di sopra di 70, quindi, eccessivo, ma continuare a salire per diversi giorni, prima di invertire la tendenza. Sulla base dell’analisi grafica, però, si è portati a vendere subito, magari rinunciando a ulteriori guadagni.

In ogni caso, possiamo affermare che per valori poco superiori a 30, sarebbe opportuno assumere una posizione rialzista sul mercato. Per valori prossimi a 70 dovremmo assumere una posizione ribassista.

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